Palermo, 20 febbraio 2012 – L’Ance Sicilia, alla luce della propria esperienza, chiede di partecipare al processo di definizione del “rating antimafia per le imprese”, ritenendo indispensabile suggerire l’inserimento di importanti elementi che siano utili a tutelare e rendere più premiante la volontà delle imprese di operare in un’economia sana, e ad evitare che tale strumento vada invece a danno delle imprese sane e a favore di quelle mafiose.
Palermo, 20 febbraio 2012 – L’Ance Sicilia, alla luce della propria esperienza, chiede di partecipare al processo di definizione del “rating antimafia per le imprese”, ritenendo indispensabile suggerire l’inserimento di importanti elementi che siano utili a tutelare e rendere più premiante la volontà delle imprese di operare in un’economia sana, e ad evitare che tale strumento vada invece a danno delle imprese sane e a favore di quelle mafiose.
Infatti, la prima condizione necessaria è che il “rating” sia stabilito per legge, che i criteri e gli obblighi che ne derivano siano introdotti a pieno titolo nell’ordinamento civile e penale e che siano riconosciuti e applicati da tutti i tribunali.
E’, infatti, più volte accaduto che aziende firmatarie di protocolli di legalità, dopo avere rescisso contratti con imprese subappaltatrici risultate inquinate a seguito delle successive segnalazioni delle prefetture, siano state poi costrette a riammetterle e a pagare loro ingenti risarcimenti, in quanto i giudici civili hanno accolto i ricorsi di queste ditte e non hanno tenuto conto né delle segnalazioni delle prefetture né dell’applicazione dei protocolli di legalità.
L’Ance Sicilia chiede poi di introdurre più efficaci strumenti di valutazione dei requisiti finanziari delle imprese. Nel settore edile, ad esempio, non va trascurato il fatto che la crisi del mercato delle opere pubbliche ha avuto come conseguenza la notevole riduzione dei fatturati delle imprese siciliane sane, elemento che le taglia fuori dalla possibilità di partecipare a gare d’appalto di certi importi e che potrebbe domani non fare meritare loro un buon “rating”. Al contrario, le imprese colluse o criminali che hanno sofisticati sistemi per camuffare la provenienza illecita del denaro e che non applicano le regole del lavoro e della sicurezza, non soffrono la crisi economica, dispongono di molti soldi, hanno potuto vincere numerose gare d’appalto in Italia e all’estero e acquisire certificazioni assai elevate.
Rispetto al sistema bancario, poi, oggi chi non ricicla e non opera in nero non ha bilanci tali da ricevere un adeguato merito creditizio. Come il “rating antimafia” potrà realmente aiutarci in un periodo di “credit crunch”?
Secondo l’Ance Sicilia quella del “rating antimafia” può e deve essere l’occasione per far sì che la legalità sia un’opportunità e non uno svantaggio. Occorre ascoltare chi quotidianamente fa i conti con l’applicazione di norme varate in particolari periodi storici del Paese e che, avendo mostrato alcune lacune, vanno rese omogenee, aggiornate e adeguate ad un sistema istituzionale che si avvia verso una stagione di riforme importanti quale può essere, appunto, quella del “rating antimafia”.