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 Palermo, 5 ottobre 2012 – “Prima non dormivamo a causa dell’oppressione della mafia. Avevamo riconquistato il sonno grazie ai risultati della svolta di legalità che abbiamo sostenuto. Adesso non dormiamo più perché le pubbliche amministrazioni non ci pagano da anni e nel frattempo Riscossione Sicilia ci perseguita con le cartelle esattoriali”. E’ questo il concetto che sintetizza i forti malumori manifestati oggi dalle imprese edili siciliane riunite in una affollata e concitata assemblea straordinaria convocata dall’Ance Sicilia per decidere le azioni di lotta contro la crisi determinata dal blocco dei pagamenti pubblici.L’assemblea ha deciso di avviare una class action contro le pubbliche amministrazioni sia per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi sia per chiedere il risarcimento dei danni provocati da queste prolungate morosità alle imprese già fallite ..... 

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CLASS ACTION PER RECUPERARE I DANNI DERIVATI DAI MANCATI PAGAMENTI – MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA CON SINDACATI ED ENTI LOCALI – CHIUSURA DI TUTTI I CANTIERI DI AMMINISTRAZIONI CHE NON PAGANO – LO HA DECISO L’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DI ANCE SICILIA

8 Ottobre 2012
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Palermo, 5 ottobre 2012 – “Prima non dormivamo a causa dell’oppressione della mafia. Avevamo riconquistato il sonno grazie ai risultati della svolta di legalità che abbiamo sostenuto. Adesso non dormiamo più perché le pubbliche amministrazioni non ci pagano da anni e nel frattempo Riscossione Sicilia ci perseguita con le cartelle esattoriali”. E’ questo il concetto che sintetizza i forti malumori manifestati oggi dalle imprese edili siciliane riunite in una affollata e concitata assemblea straordinaria convocata dall’Ance Sicilia per decidere le azioni di lotta contro la crisi determinata dal blocco dei pagamenti pubblici.

L’assemblea ha deciso di avviare una class action contro le pubbliche amministrazioni sia per ottenere le somme dovute tramite decreti ingiuntivi sia per chiedere il risarcimento dei danni provocati da queste prolungate morosità alle imprese già fallite, a quelle che sono in procinto di farlo, a quelle che stanno pagando enormi interessi bancari sulle anticipazioni, a quelle che non possono più partecipare a gare non avendo potuto pagare i contributi previdenziali.

Inoltre, sarà organizzata una manifestazione a Roma, assieme all’Ance nazionale, ai sindacati e al sistema degli enti locali, per chiedere al governo Monti una corsia preferenziale per le imprese siciliane, considerato che il nuovo governo regionale sarà operativo non prima di alcuni mesi. E se ciò non bastasse, una serrata: le imprese sospenderanno tutti i cantieri di opere appaltate da pubbliche amministrazioni morose.

Il presidente dell’Ance nazionale, Paolo Buzzetti, nel sottolineare che “la Sicilia è giunta in anticipo ad una condizione disperata che man mano toccherà le altre regioni e sta facendo da ‘laboratorio’ per mettere a punto contromisure che poi adotteremo altrove”, ha dichiarato che “l’Ance nazionale sosterrà in pieno le azioni di lotta dell’Ance Sicilia e farà pressioni sul governo centrale per evitare il default del settore”.

“Non si può più rinviare l’accelerazione del Pil dell’Italia – ha tuonato Buzzetti – . Una via immediata è sbloccare la modernizzazione del Sud. Lo Stato sostenga le nuove infrastrutture e renda sicuri gli edifici pubblici e i territori, riduca gli oneri fiscali sulle grandi opere, semplifichi le procedure autorizzative e introduca il ‘silenzio-assenso’; inoltre, aiuti le famiglie che devono acquistare immobili e le imprese che devono realizzare opere di edilizia residenziale”.

Buzzetti, in premessa, ha fornito una buona notizia: “Il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, mi ha assicurato che entro questo mese l’azienda pagherà tutte le imprese creditrici, anche quelle della Sicilia, grazie a mutui contratti e a somme incassate”. E l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, si è impegnato a dare priorità ai crediti delle imprese edili nella ripartizione dei 600 milioni sbloccati dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli esentandoli dal Patto di stabilità.

Ma il presidente dei costruttori italiani ha osservato: “Queste due buone notizie sono ben poca cosa se si pensa che l’intera pubblica amministrazione italiana deve al sistema delle imprese 100 miliardi di euro, di cui 19 miliardi al comparto edile”.

“Il problema – ha aggiunto – non è che mancano i soldi, ma che vengono distratti per spese non produttive. Ad esempio, sono stati bruciati 40 miliardi in cassa integrazione: se li avessero dati alle imprese, lo Stato oggi avrebbe ridotto il debito a 60 miliardi e non ci sarebbe stato bisogno di cassa integrazione”.

Da qui quattro proposte dell’Ance al governo Monti per fare ripartire il Pil: “La prima – ha spiegato Buzzetti – è ovviamente pagare i crediti alle imprese. La seconda è destinare le poche risorse disponibili ad investimenti e non a spese improduttive come gli ammortizzatori sociali o la copertura dei deficit della sanità. La terza è rendere più flessibile il Patto di stabilità affinché sia possibile sbloccare, ad esempio, i fondi europei per infrastrutture. La quarta, sulla scia del modello Fed: favorire il credito bancario per l’acquisto di case o per opere di edilizia residenziale, offrendo un fondo che garantisca i mutui o acquistando obbligazioni legate ai mutui”.

Da parte sua, il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito, ha ricordato i numeri della crisi del settore nell’Isola: “Dal 2008 ad oggi hanno perso il lavoro 46mila edili diretti e 30mila nell’indotto. Il nostro sistema da anni avanza da Stato, Regione ed enti locali 1,5 miliardi di euro. Sono già fallite 475 aziende. Tra aprile e maggio di quest’anno la cassa integrazione in edilizia è esplosa con i valori più alti d’Italia. Nell’Isola è cresciuta del 250%, e sono siciliane le tre province italiane col picco maggiore: Siracusa (+476,2%), Messina (+433,9%) e Ragusa (+352,4%). Catania ha registrato un +318% e Caltanissetta +284,1%”.

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