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Palermo, 4 giugno 2018 – Dei 94 interventi per la depurazione delle acque reflue in Sicilia, finanziati   dall’Accordo di programma quadro del 2012 con 1,158 miliardi di euro, ben 27 bandi per 757 milioni di euro, pronti per andare in gara con il metodo dell’appalto integrato, sono stati bloccati nell’aprile del 2016 dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, che ha soppresso questo tipo di procedura senza prevedere, come invece Ance Sicilia ha più volte richiesto, alcun periodo di transizione. Dunque, le stazioni appaltanti hanno dovuto ricominciare tutto daccapo.

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MANCATA DEPURAZIONE IN SICILIA “COLPA DEI PROGETTI BLOCCATI NEL 2016 DAL NUOVO CODICE APPALTI. LA MULTA NON PUO’ RICADERE SUI SICILIANI. IL NUOVO GOVERNO NAZIONALE ABROGHI IL CODICE DEGLI APPALTI E QUELLO REGIONALE ADOTTI UN METODO ANTI RIBASSI ANOMALI”

4 Giugno 2018
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Palermo, 4 giugno 2018 – Dei 94 interventi per la depurazione delle acque reflue in Sicilia, finanziati dall’Accordo di programma quadro del 2012 con 1,158 miliardi di euro, ben 27 bandi per 757 milioni di euro, pronti per andare in gara con il metodo dell’appalto integrato, sono stati bloccati nell’aprile del 2016 dall’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti, che ha soppresso questo tipo di procedura senza prevedere, come invece Ance Sicilia ha più volte richiesto, alcun periodo di transizione. Dunque, le stazioni appaltanti hanno dovuto ricominciare tutto daccapo.

La successiva scelta di affidare ad un Commissario straordinario unico il compito di accelerare l’esecuzione degli interventi, ma senza poteri di deroga a quella normativa, non sembra avere prodotto gli effetti sperati. Infatti, a gennaio 2018 risultavano in corso di esecuzione o con gare bandite soltanto 18 interventi per 141 milioni di euro, pari al 12,21% del totale che andava costruito o avviato entro la fine dello scorso anno.

A fine 2017 l’Ufficio del Commissario unico ha poi pubblicato un elenco di 44 avvisi di preinformazione, che non costituiscono bando di gara, riguardanti 49 interventi per altri 431 milioni di euro. Anche ipotizzando che vengano messi in atto entro quest’anno, si arriverebbe a realizzare non prima del 2022 appena 67 interventi (71,28% del totale programmato nel 2012 dal Cipe) per soli 572 milioni di euro (49,46% dell’importo totale finanziato).

“E’ del tutto evidente – commenta Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia – che l’ostinata scelta di Palazzo Chigi di non ascoltare nessuno e di andare avanti a

testa bassa sulla riforma del Codice dei contratti pubblici ha provocato, in maniera arrogante, soltanto dei danni che adesso si vorrebbero fare pagare ai siciliani”.

“Come Ance Sicilia – incalza Cutrone – denunciamo che la mancata previsione di un periodo di transizione fra la vecchia normativa e l’entrata in vigore della riforma è la principale causa che ha impedito negli ultimi due anni di completare quel percorso che avevamo faticosamente portato avanti sollecitando i burocrati a fare il proprio dovere e le istituzioni competenti ad intervenire per superare gli ostacoli progettuali, al fine di ridare diritto di cittadinanza alla salute pubblica e alla tutela dell’ambiente senza perdere preziose risorse finanziarie”.

“Si fa presto a dire che la colpa della condanna Ue è della Sicilia! – tuona Cutrone – In realtà, i principali responsabili di questa situazione, cui vanno in verità aggiunti i precedenti ritardi accumulati da Regione e Comuni, sono i due ultimi governi nazionali: il primo, che all’atto dell’entrata in vigore della riforma non ha tenuto conto dei bandi di gara già pronti e che sono stati bloccati per essere adeguati alle nuove norme; e il secondo, che non ha accolto le nostre richieste di un tavolo tecnico che verificasse la bontà dei progetti già pronti per sbloccare in via straordinaria quelli fatti bene, e che per tutti gli altri riuscisse ad accelerare l’iter di pubblicazione dei bandi”.

 “Cogliamo quindi l’occasione – conclude Santo Cutrone – di chiedere al nuovo governo nazionale di abrogare immediatamente il nuovo Codice dei contratti e tutta la sua debole strutturazione legislativa (tramite soft law) per porre fine ad una vera e propria calamità, e di dare invece la possibilità al settore delle infrastrutture di generare il Pil di cui è capace, anche per sostentare le riforme previste. Bisogna, infatti, ricordare che il mondo delle costruzioni può rappresentare il motore del Paese perché ha una forte ricaduta sul mercato interno, ben il 97% degli acquisti effettuati dal settore riguarda il made in Italy, crea occupazione su tutto il territorio senza delocalizzazione. Infatti, 1 miliardo di euro nelle costruzioni genera effetti pari a 3,5 miliardi e crea 15.500 posti di lavoro e inoltre le costruzioni rappresentano l’8% del Pil nazionale”.

“Infine, dato che, come avevamo temuto, c’è stata una nuova recrudescenza di ribassi anomali che impediscono alle imprese sane di aggiudicarsi le gare, chiediamo al governo regionale di adottare una proposta, già presentata, di un metodo di aggiudicazione, sotto la soglia comunitaria di rilevanza degli appalti, che sia antiturbativa e non pretederminabile, al fine di aggiudicare rapidamente e in modo trasparente tutte le gare in Sicilia. Rapidità e trasparenza di cui il mercato delle costruzioni nell’Isola hanno assolutamente bisogno”.

 

Cominicato stampa del 04 giugno 2018.pdfApri
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