Palermo, 11 settembre 2015 – La riforma regionale degli appalti pubblici continuerà a restare in vigore nonostante l’impugnativa del governo nazionale, e ciò fino alla sentenza della Corte costituzionale, non prima di 8-12 mesi, cioè nel termine entro il quale comunque l’Ars avrebbe dovuto adeguare la norma alla riforma nazionale di prossima emanazione. ...
COMUNICATO STAMPA
LA RIFORMA DEGLI APPALTI CONTINUA A RESTARE IN VIGORE FINO ALLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
L’ANCE SICILIA: “SARA’ POSSIBILE DIMOSTRARNE BONTA’ ED EFFICACIA.
L’APERTURA DI DIALOGO SENZA PRECEDENTI DEL GOVERNO RENZI ALLA REGIONE PORTERA’ AD UNA SOLUZIONE CONDIVISA, PRIMA DELLA SENTENZA E NEL SOLCO DELLA RIFORMA NAZIONALE COL SOSTEGNO DELL’ANCE NAZIONALE”
Palermo, 11 settembre 2015 – La riforma regionale degli appalti pubblici continuerà a restare in vigore nonostante l’impugnativa del governo nazionale, e ciò fino alla sentenza della Corte costituzionale, non prima di 8-12 mesi, cioè nel termine entro il quale comunque l’Ars avrebbe dovuto adeguare la norma alla riforma nazionale di prossima emanazione.
Dunque, in Sicilia tutte le gare d’appalto continueranno naturalmente ad essere aggiudicate secondo i nuovi criteri di legalità e trasparenza dettati dalla vigente legge. Nel frattempo sarà possibile raccogliere statisticamente le risultanze delle gare e continuare a dimostrare con i fatti che la riforma impedisce la formazione di cordate e impone l’aggiudicazione solo ad imprese sane che rispettano le regole e che eseguono correttamente i lavori e che, pertanto, non possono presentare ribassi superiori ad ogni ragionevole margine.
La bontà di questa riforma – fortemente voluta non solo dal governo regionale e da tutte le forze politiche dell’Ars, ma soprattutto da tutte le associazioni di imprenditori, dagli ordini professionali e dai sindacati aderenti alla Consulta regionale delle costruzioni – è riconosciuta dallo stesso governo nazionale nella nota di Palazzo Chigi, nella quale si spiega anche che l’impugnativa vuole fare chiarezza solo sul principio della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di concorrenza ed è, quindi, un atto dovuto.
Infatti, rappresenta un precedente assoluto e un’importante novità il fatto che nella stessa nota il governo affermi di volere aprire un dialogo col governo regionale al fine di individuare una soluzione concordata. Ciò non solo avvalora la nostra convinzione che da parte di Palazzo Chigi vi sia la medesima volontà di garantire trasparenza e legalità negli appalti a discapito dei grandi gruppi speculativi e delle realtà criminali, ma ci rassicura soprattutto sulla possibilità che molto prima della sentenza della Consulta le parti riusciranno a scrivere un testo che, modificando la riforma regionale, rappresenti anche un modello per quella nazionale.
Siamo infatti in presenza di valori condivisi che non possono essere espressi da modelli normativi, nazionale e regionale, che confliggono fra loro, e sarà un obiettivo sicuramente raggiunto il fatto che le due future riforme si fondano fra loro in un unicum. Non è un caso, fra l’altro, che i principi da noi fortemente voluti nella riforma approvata dall’Ars sono contenuti nella proposta che l’Ance nazionale ha presentato come contributo alla riforma nazionale degli appalti, al punto che la riforma regionale ha ricevuto pieno e convinto sostegno dall’Ance nazionale in due note inviate al ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti.